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ALTARE MAGGIORE
(di Marco Cecchelli)


     La cappella maggiore, è costituita da un ampio presbiterio coperto dalla cupola e dall’abside curva. Sul presbiterio si affacciano le due cantorie, quella di destra contenente l’organo Aletti del 1895, unico strumento “alla lombarda” e raro nella zona e nel Bolognese, restaurato nel 1999. Nell’abside campeggia la grande ancona classicheggiante, caratterizzata da colonne libere dai capitelli d’ordine corinzio e rette da mensoloni e sormontata da un alto fastigio. L’altare è in laterizio, ricoperto da scagliola dipinta a finti marmi, dai caratteri neoclassici. Tutte opere realizzate dagli scultori-scagliolisti Alberto e Gaetano Alberti, nel 1894.
     Il dipinto centrale raffigura la Madonna col Bambino in gloria con angeli, e i santi Michele Arcangelo, Nazario martire e Antonio abate (19). La tela originaria, di scuola bolognese, risale alla fine del Cinquecento-inizi del Seicento; nel 1894-1895, fu completamente restaurata, in buona parte ridipinta e adattata alla nuova collocazione.
     Nel 1954, su impulso dei parrocchiani, è stata realizzata la decorazione dell’intera zona absidale, in ricordo di mons. C. E. Meotti e in omaggio del successore don Oreste Marchi che, in quell’anno, celebrava i venticinque anni dal suo ingresso in parrocchia.
     L’intera volta del presbiterio, compresi i pennacchi sono stati successivamente decorati a tempera del pittore Luciano Bettini. L’intera decorazione è stata eseguita nel 1964 secondo un’idea suggerita dal parroco don Attilio Vancini, e curata da famiglie di Gaggio. Nella cupola è raffigurata, nella fascia bassa, la battaglia, ricordata nell’Apocalisse (….), fra gli angeli fedeli a Dio e guidati dall’arcangelo Michele e quelli ribelli guidati da Lucifero (2). Il centro del dipinto raffigura la gloria di Dio, rappresentato da raggi di luce, e dai cerchi descritti dalle schiere angeliche. Nei pennacchi, raccordati da girali, sono quattro tondi raffiguranti, nell’ordine: La cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre; l’Annunciazione; l’Orazione e agonia di Gesù nel Getzemani; la Risurrezione (3-6).
     L’iconografia vuole rappresentare la Storia della salvezza: il peccato originale di superbia e disubbidienza degli angeli e dell’uomo, cacciati i primi nell’Inferno creato per loro, il secondo dal Paradiso terrestre; l’incarnazione del Verbo nel seno della Vergine Maria, la sua passione redentrice e la sua vittoria definitiva sul peccato e sulla morte.